Roccamonfina

Immersa in un paesaggio di castagneti secolari, Roccamonfina sorge a 612 mt s.l.m, sul versante meridionale del cratere spento da cui prende il nome. La piazza principale, ancora oggi fulcro vitale del piccolo borgo, ospita il Municipio, la Villa Comunale ed il Palazzo Coletta, mentre intorno si trovano una miriade di frazioni e piccoli centri urbani, tutti da visitare. Le prime testimonianze sull’esistenza di un insediamento stabile nel territorio sono costituite dai resti di un acquedotto e da alcuni frammenti epigrafici in lingua osca rinvenuti in località Surienza. Uno di questi, attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, reca l’iscrizione …]MIFINEÍS[…che è chiaramente in relazione con il toponimo attuale del centro e fa pensare allo sviluppo di un complesso urbano di particolare importanza attivo sin dal periodo pre-romano. Solo con la fondazione della colonia di diritto latino di Suessa e la sconfitta degli Aurunci durante la battaglia del Veseris (313 a.C.) devono essersi stanziati nell’area gruppi di stirpe romana piuttosto consistenti. Lo lasciano supporre, in effetti, i resti di strada selciata in alcuni punti ancora visibili in località S. Croce e quelli meglio conservati in località Cianiegliu, che ripercorrono con ogni probabilità tracciati viari di età imperiale, così come si verifica per gran parte dei percorsi ricostruibili nella vicina piana del Garigliano per il I ed il II secolo d.C.. E’ in questa fase, del resto, che si riscontra nelle colonie vicine, in special modo nell’ager suessanus e nella campagna falerna, una progressiva trasformazione dei sistemi di produzione agricola e la concentrazione di un’intensa attività edilizia. La nota tradizione riportata dallo storico locale Gerolamo Perrotta in un documento degli inizi del 1700, secondo cui Roccamonfina sarebbe stata fondata dall’imperatore Decio rifugiatosi in queste terre per inseguire la sua amata Fina intorno al III secolo d.C., potrebbe trovare conferma, dunque, nello sviluppo di un possibile stanziamento strategico, attivo a partire da una fase pre-romana e successivamente potenziato dopo l’età augustea in connessione con il vicino e più esteso municipium di Suessa Aurunca. I dati archeologici si interrompono per i secoli successivi alla dominazione di Roma, almeno fino all’800.

Chiesa S. Maria Maggiore

Santuario S. M. dei Lattani

E’ ipotizzabile, comunque, che la città sia stata interessata dal passaggio dei Goti, dei Bizantini e dei Longobardi, fino a diventare nell’XI secolo “Regio Dominio” della Corona Normanna. Dopo l’unificazione delle tre signorie dei De Caiano, Galluccio e Marzano, Roccamonfina risulta possedimento della famiglia Galluccio. Durante l’egemonia angioina (1266-1442) la città acquista il privilegio di un mercato settimanale e di una fiera annuale, per intervento soprattutto di Goffredo Marzano, ‘signore di Roccamonfina, Grande Ammiraglio e fedele Consigliere della Corona’, al quale sembra sia legata la costruzione di un castello con recinto fortificato, fornito di otto torri di avvistamento e difesa, due delle quali attualmente ancora visibili in piazza Nicola Amore (Palazzo Monaco e Palazzo Colletta). Dopo l’assassinio di Marino Marzano, coinvolto nella congiura dei Baroni contro il re Ferrante I d’Aragona (1464), il centro diventa dominio della corona di Napoli. Con l’arrivo in Italia di Carlo VIII, re di Francia, è donato, poi, al Gran Capitano Consalvo de Cordoba dal re Ferdinando il Cattolico (1507) e, successivamente, a Luigi Carafa principe di Statigliano (1550). Uno degli eredi di questi prende in moglie Elena Aldobrandi, nipote di Clemente VIII, che assume il titolo di ‘signora’ di Roccamonfina nel 1615 e vi soggiorna per un lungo periodo, durante il quale farà abbellire il castello fortificato che è ancora oggi visibile in piazza ‘Nicola Amore’. Nel 1734, con Carlo III di Borbone, la città assume il titolo di ‘Terra Regia’ che conserverà fino al 1806 e solo con l’abolizione del sistema feudale per volere di Giuseppe Bonaparte. Durante il periodo immediatamente successivo all’unificazione d’Italia (tra il 1861 e il 1862), il Mandamento di Roccamonfina risulta interessato da una serie di azioni di rivolta e di brigantaggio ad opera di elementi non indigeni, provenienti dai territori soggetti allo Stato papale e quindi sorretti dalle stesse autorità pontificie e dai Comitati borbonici presenti a Roma.

La natura esalta questi luoghi, ma l’architettura ed i monumenti ne sottolineano ed amplificano senz’altro la rara bellezza. Nei pressi di piazza Nicola Amore si è letteralmente rapiti dalla Collegiata di S. Maria Maggiore. L’edificio di culto ha un impianto databile agli inizi dell’XI secolo, con successive trasformazioni ed ampliamenti. All’interno si accede passando per due atri chiusi da cancelli di ferro e attraverso un portale in pietra basaltica. La struttura interna è a tre navate congiunte da dieci arcate che si sviluppano a partire da otto colonne. Altre tre arcate simili si trovano all’ingresso a sostegno dell’Organo e della Cantoria. Al centro del Presbiterio è collocato l’altare maggiore, fatto costruire nel 1739. Questo è chiuso da una balaustra in marmo e custodisce un raffinato Tabernacolo di forma circolare con quattro colonnette cilindriche ai due lati, pure in marmo policromo, datato al 1816. Dietro all’altare è il Coro in legno lucido con gli stalli per i canonici e, in fondo alla parete, una tela con l’immagine dell’Assunta del 1763. Di notevole interesse è il campanile: misura circa 40 metri di altezza e si sviluppa in cinque ripiani di forma ottagonale, l’ultimo dei quali chiuso da una balaustra di ferro terminante in una cupola a mattonelle maiolicate. Sulla facciata del basamento è collocato il pubblico orologio, di forma rettangolare, decorato con piastrelle di maiolica smaltate e colorate a fuoco, sulla cui superficie sono impresse le figure del sole, della luna e parte del paesaggio di Roccamonfina. Al di sotto di esso si trovano riprodotti lo stemma della città ed i simboli delle quattro stagioni. Spostandosi di 2,5 km dalla cittadina, ad est del Monte di S. Croce, si incontrano il Santuario e il Convento di SS. Maria Dei Lattani, notevole esempio di arte campana del ‘400. Il Convento e il suo complesso sono stati oggetto di molti interventi nell’arco di oltre cinque secoli. Dopo ampliamenti e restauri, la struttura oggi appare come una stratificazione di più stili, tuttavia dell’ impianto gotico è visibile ancora l’insieme originario di età romanica. L’architettura del fabbricato, di stile principalmente Romanico-Elegante, con richiami e spunti artistici tipici del Rinascimento, ha un aspetto severo sia nelle forme sia nella struttura, tale da soggiogare immediatamente lo spirito dei visitatori.

Chiostro S. M. dei Lattani

Esterno S. dei Lattani

Le decorazioni e le sculture, quasi tutte in pietra vulcanica di Roccamonfina, sono ascrivibili alla fase durazzesca ed aragonese del Regno di Napoli: conservano ricchi particolari decorativi, frutto dell’accurato lavoro di taglio e cesellatura degli abili lapicidi dell’epoca. In tutto il Santuario si respira un’atmosfera mistica, a partire dal punto in cui si sale la maestosa scalinata in pietra locale e si giunge nell’atrio gotico con volta a crociera, sovrastato da un grande portale in legno di castagno decorato con riquadri a rosoncini databile al 1507. All’ingresso del complesso si trovano due particolari aperture con ornie decorate, le cui modanature sono attribuibili al XV secolo, mentre al primo piano compaiono degli scuri lavorati con estrema minuzia, caratterizzati da esili colonnine e da un rosone posizionato nella parte superiore con una decorazione con motivo a vortice. All’interno della chiesa, sul lato sinistro dell’unica navata, suddivisa in tre volte a crociera sorrette da eleganti pilastri, è possibile ammirare la Cappella della Madonna dei Lattani. Le varie stratificazioni di stili non ne hanno intaccato il progetto iniziale del Santuario, di cui restano inalterate la struttura e le decorazioni. Il portico, della prima metà del XVII secolo, è ancora in ottimo stato di conservazione. Della stessa fase è il chiostro, splendido nel suo impianto a forma rettangolare, definito da colonne basse e disuguali, alcune con preziosi particolari decorativi tutt’ora visibili. Le pareti del Chiostro sono adornate da suggestivi dipinti di Padre Tommaso di Nola (1630 e il 1637 d.C.) che raccontano la vita di S. Francesco. Il Santuario e il Convento di SS. Maria Dei Lattani, custodiscono altre opere d’arte di gran valore, come l’ interessante finestra in stile durazzesco-catalano posta al piano inferiore della facciata. Nel cortile vicino il convento si trova l’Eremitaggio di S. Bernardino, costruito, prima della cappella, su tre livelli con gli ultimi due porticati raggiunti da una scala esterna. I recenti e meticolosi restauri, con l’ingrandimento del refettorio, hanno contribuito a fare del Santuario e del Convento di SS. Maria Dei Lattani uno dei complessi artistici più suggestivi e visitati dell’Alta Campania.

Ambiente e Territorio

Il territorio è incantevole. La Larga base del vulcano, la caldara, l´alta valle quasi circolare dentro la quale, verso mezzogiorno, è posto l´abitato di Roccamonfina, e il cono di monte S. Croce a metri 1005, sono gli elementi strutturanti del suo paesaggio. Notevoli appaiono i panorami quasi circolari visti dai monti La Frascara, S. Croce e dai Lattani. Bellissimi sono i castagneti, cedui e da frutto. Introdotti questi ultimi in epoca romana. Sul territorio sono presenti anche i cerri. Infine è da segnalare la flora lussureggiante presente nei castagneti: il crocus, i ranuncoli, i ciclamini, le orchidee, i caprifoglio e i gerani. La fauna è costituita maggiormente da cinghiali, volpi rettili e volatili, ovvero merli, picchi, averle piccole, tortore e airone rosso. Il territorio comunale è esteso per 3.094 ettari, con altitudine sul livello del mare variabile tra 303 e 1006 metri.

Municipio - Via Municipio: tel. 0823677211
Vigili urbani: tel. 0823677218
Carabinieri: tel. 0823920512
Carabinieri N. Forestale: 0823921254
Sito internet:  www.comune.roccamonfina.ce.it